Sommario
Quando abbiamo deciso di attraversare Romania e Bulgaria a bordo del nostro camper, le reazioni non si sono fatte attendere: chi ci ha guardato con ammirazione, chi con curiosità, chi con una punta di scetticismo. “Ma è sicuro viaggiare da quelle parti?”, ci hanno chiesto in molti. Forse è proprio questo che ci ha dato la spinta definitiva: l’idea di esplorare due paesi autentici, ancora fuori dai circuiti turistici più battuti, e lasciarci sorprendere.
E sorpresa è stata, sotto ogni punto di vista.
In questa prima puntata del nostro diario di viaggio, vi porteremo con noi nel cuore dell’Est Europa, raccontandovi le tappe di avvicinamento e le prime, indimenticabili scoperte. Dalle soste impreviste che colorano il percorso alle prime affascinanti città rumene, come la “piccola Vienna” di Timișoara e il borgo fiabesco di Sighișoara, vi guideremo attraverso paesaggi e atmosfere che sembrano usciti da un libro di fiabe.
Appena varcato il confine, ci siamo trovati in un’altra dimensione: carretti trainati da cavalli, campi sterminati punteggiati da piccole chiese, villaggi dove il tempo scorre più lentamente. La modernità c’è, certo, ma con discrezione. Il ritmo qui è umano, il silenzio ha valore.
E per quanto riguarda la sicurezza in viaggio, una delle domande più frequenti da parte di chi ci segue, possiamo dirlo chiaramente: non ci siamo mai sentiti in pericolo. Né nelle aree rurali né nelle città. Viaggiare in camper in Romania è stato più semplice e piacevole del previsto, grazie anche alla disponibilità della gente e alla presenza di campeggi e soste ben organizzate.
In questo primo articolo vi racconteremo le tappe e le emozioni del nostro itinerario in Romania, arricchendo il racconto con curiosità storiche, esperienze gastronomiche e tanti consigli pratici per camperisti: dalle soste più tranquille alle strade più panoramiche.
Nella seconda parte ci addentreremo invece in una Bulgaria in camper meno conosciuta ma altrettanto affascinante, dove tra fortezze scolpite nella roccia e paesaggi quasi alieni, abbiamo vissuto un’altra dimensione del viaggio: più riflessiva, forse più selvaggia, ma altrettanto intensa.
Zaino pieno, serbatoio carico e voglia di scoprire: partiamo per la Romania… e oltre.
Il viaggio verso Est: confini, soste e incontri inattesi
Come spesso accade nei viaggi in camper, la vera avventura inizia prima ancora di arrivare a destinazione. Ogni chilometro è già parte del racconto, ogni sosta un piccolo capitolo a sé. Così è stato anche per questo itinerario verso la Romania, che ci ha regalato momenti inaspettati e paesaggi che valevano da soli la partenza.

La nostra prima tappa (partendo da Roma) è stata Lucignano, un borgo medievale toscano che per noi è ormai una certezza. Non è solo bello — lo è davvero, con il suo impianto ellittico perfettamente conservato — ma è anche praticissimo per una sosta notturna di partenza. L’area camper è silenziosa, ben tenuta e con una vista sulle colline che sembra uscita da un dipinto. Appena arrivati, ci siamo lasciati alle spalle la frenesia della preparazione e della città, e ci siamo immersi in quella calma che solo la partenza in camper sa regalare. La sera ci ha accolto con l’aria fresca e profumata della campagna toscana; al mattino, ci siamo svegliati pieni di entusiasmo, pronti ad affrontare la strada. La vista sulle colline ci ha fatto respirare profondamente, come a dire: “Ok, adesso sì che siamo partiti.”

Dopo una lunga giornata di guida, Gorizia si è rivelata una tappa perfetta per la notte. L’area camper, spaziosa e funzionale, è situata all’interno di un ampio parcheggio dove alcune sezioni sono riservate ai veicoli ricreazionali. Le piazzole sono ampie, con carico e scarico disponibili. A Gorizia abbiamo scelto di fermarci anche al ritorno, così da avere la possibilità di fare una breve visita la mattina successiva. Una passeggiata nel borgo storico ci ha regalato infatti scorci affascinanti e un caffè rigenerante prima di ripartire per il rientro.
Attraversare la Slovenia è stato come entrare in un’altra dimensione: strade ben tenute, boschi ordinati che sembrano avvolgerti in un abbraccio di silenzio e verde. È stato un transito breve ma rilassante, quasi una meditazione su quattro ruote.

Per una pausa pranzo ad esempio, ci siamo fermati a Brezovica nei pressi di una tipica chiesetta di paese. Non c’era nulla di turistico, ma proprio per questo il momento è stato speciale. Ci siamo cucinati qualcosa nel camper, assaporando non solo il pranzo ma anche un’aria diversa: quella delle tappe lente, autentiche, che arrivano senza essere previste, regalandoci il vero spirito del plein air.

Proseguendo verso la Croazia, abbiamo scelto Županja come tappa per la notte. Proprio quel giorno, sulle rive del fiume Sava, era in corso un raduno motociclistico: un’esplosione di rombi e rock ‘n’ roll, con musica dal vivo che si diffondeva nell’aria, bancarelle colorate e un’atmosfera conviviale che ci ha coinvolti subito. Il nostro camper ha trovato un angolo tranquillo proprio sul bordo del fiume, dove abbiamo trascorso una notte serena. Talmente inaspettata e rilassante che, dopo giorni intensi tra Romania e Bulgaria, l’abbiamo scelta anche al ritorno come tappa per la notte. Ritrovare lo stesso luogo, con la sua quiete e semplicità, è stato come chiudere un cerchio aperto all’andata: stesso fiume, stesso cielo, ma con il gavone carico di nuovi ricordi.
Il giorno seguente, abbiamo varcato il confine a Ilok, entrando in Romania. È come se si fosse spalancata non solo una dogana, ma una vera e propria porta temporale: non tanto per un paesaggio stravolto, quanto per un’atmosfera che cambiava gradualmente, fatta di scritte sconosciute che iniziavano a farsi strada, volti che raccontavano storie diverse, il brivido dell’inizio di qualcosa di veramente nuovo. Ed è proprio qui che il nostro viaggio in Romania ha ufficialmente avuto inizio.
INFORMAZIONI UTILI
AREA CAMPER LUCIGNANO – AREA CAMPER GORIZIA – PARCHEGGIO BREZOVICA – AREA SOSTA SPIAGGIA PUBBLICA ZUPANJA
Timișoara – la piccola Vienna dell’Est
L’ingresso in Romania ha segnato un cambio netto, non tanto nei chilometri quanto nelle sensazioni. Il paesaggio sembrava trattenere il respiro. Le strade si sono fatte più strette, i villaggi più semplici, ma intorno a noi è cambiato il ritmo: più lento, più autentico. I rumori si sono smorzati, la luce si è fatta più calda, e un leggero odore di fieno e legna bruciata ci ha accompagnato per i primi chilometri. Carretti trainati da cavalli, case colorate con i tetti spioventi, bambini che giocavano nei cortili: tutto parlava una lingua diversa, fatta di immagini, profumi e silenzi. Il nostro viaggio prendeva davvero forma.

Timișoara è stata la nostra prima tappa, e già al primo sguardo ci ha spiazzati. Ci aspettavamo una città di transito, invece ci siamo ritrovati in una piccola Vienna dai colori pastello. I palazzi del centro storico sono eleganti, mitteleuropei, e le piazze ampie, ordinate, vive. Piazza Unirii, con le sue facciate barocche e la cattedrale cattolica, ci ha accolto con un’atmosfera raffinata ma non rigida, piena di caffè, studenti, biciclette.
A pochi passi, la Cattedrale Metropolitana Ortodossa si erge maestosa, con le sue cupole verdi e rosse e gli interni carichi di oro, affreschi e incenso. Entrarvi è stato come tuffarsi in un’altra spiritualità, più orientale, intensa, avvolgente. I canti liturgici, l’odore della cera, il silenzio tra i fedeli ci hanno fatto sentire ospiti di qualcosa di più grande.
Girando per la città, ci siamo imbattuti nella prima delle statue della lupa capitolina che avremmo poi ritrovato anche a Sighișoara e Bucarest. Non semplici monumenti, ma un legame visibile e dichiarato con l’antica Roma, che i rumeni portano con orgoglio: segno di una discendenza culturale più che politica. Queste statue, donate dall’Italia agli inizi del Novecento per rafforzare l’amicizia tra i due paesi, sono un promemoria silenzioso di un’origine latina sentita ancora profondamente, che in qualche modo ci faceva sentire “a casa”, anche così lontano. Colpisce vederle spuntare in mezzo a una piazza dai toni austro-ungarici, come un ponte tra mondi diversi.

La città è anche un luogo carico di storia recente. Proprio qui è iniziata la rivoluzione romena del 1989. Anche senza visitare un museo, si percepisce nell’aria, nei manifesti, nei racconti delle guide. Camminare per le vie del centro sapendo che lì è partito un cambiamento epocale dà un senso diverso alla passeggiata.
Non ci siamo fatti mancare un assaggio di cucina locale. Abbiamo provato la famosa ciorbă de burtă, una zuppa di trippa con panna acida e aceto. Molto apprezzata dai locali, ma per noi è stata più un’esperienza culturale che un piacere: un sapore deciso e inaspettato per i nostri palati, difficile da abbracciare al primo assaggio. Molto più nelle nostre corde è stata invece la mămăligă, (una polenta) servita con formaggio e panna: semplice, sincera, confortante.
Lasciare Timișoara non è stato facile. È una città che ci ha accolti senza clamore, ma con la grazia di chi ha molto da offrire a chi è disposto ad ascoltare. Ed è stato proprio lì, tra il profumo dei tigli e il rintocco delle campane, che abbiamo cominciato davvero a sentirci in viaggio.
INFORMAZIONI UTILI
Sighișoara – la fiaba medievale che prende vita

Sighișoara ci ha accolti con le luci dorate del tramonto e l’atmosfera sospesa di un borgo fuori dal tempo. Siamo arrivati in serata, e inizialmente abbiamo sostato con il camper nella grande piazza del mercato, proprio ai piedi della cittadella. Un parcheggio ampio e strategico, perfetto per l’accesso immediato al centro storico.
Nonostante la giornata di viaggio, non abbiamo resistito alla tentazione di salire subito: la visita serale si è rivelata una delle esperienze più affascinanti di tutto il nostro itinerario. Le strade acciottolate, illuminate solo dai lampioni e dalle finestre, restituivano un silenzio ovattato, interrotto solo dai nostri passi e da qualche voce lontana. I colori delle case, già vivaci di giorno, assumevano tonalità ancora più intense e intime nella luce artificiale. Sembrava davvero di camminare dentro una fiaba.
Durante la passeggiata ci siamo ricordati di una cosa che avevamo scoperto grazie alla nostra guida AI, compagna inseparabile di questo viaggio (ne abbiamo parlato anche in questo articolo dedicato all’intelligenza artificiale in camper):
Sighișoara è il borgo medievale meglio conservato di tutta la Romania, e probabilmente uno dei più autentici d’Europa. E in effetti, la sensazione era proprio quella: un luogo ancora abitato, vissuto, ma intatto. Come se la modernità si fosse fermata rispettosamente al di là delle mura.
Prima di dormire ci siamo spostati in un parcheggio più piccolo e tranquillo, poco lontano dal centro, per evitare discussioni con i parcheggiatori che al mattino iniziano a presidiare la piazza. Un angolo discreto, perfetto per una notte serena prima di tornare il giorno dopo a esplorare con calma ogni angolo del borgo.
Il giorno seguente ci ha accolti con un clima incerto: il sole faceva capolino tra le nuvole, ma nell’aria si sentiva ancora l’eco del grande temporale della notte. Le pietre del selciato erano ancora umide, e qualche pozzanghera rifletteva le facciate colorate delle case. L’atmosfera, però, non era affatto grigia — anzi, quel contrasto tra luci e ombre sembrava esaltare ancora di più la bellezza silenziosa della cittadella.
Nonostante la pioggia a tratti leggera che ci avrebbe accompagnati per parte della giornata, ci siamo rimessi in marcia tra i vicoli. Nonostante le dimensioni contenute, ogni angolo sembrava avere qualcosa da raccontare.

La Torre dell’Orologio, simbolo di Sighișoara, domina la piazza principale con la sua struttura imponente e il tetto appuntito dai riflessi dorati. Salire fino in cima è quasi un rito: gli scricchiolii dei gradini in legno, le piccole finestre che si aprono man mano che si sale, e poi — finalmente — la vista. Da lassù, i tetti rossi e le case colorate si allineano come tessere di un mosaico, mentre oltre le mura si allunga la valle con il suo verde tranquillo.
Abbiamo poi passeggiato lungo il perimetro, scoprendo le torri difensive delle antiche corporazioni artigiane. La più caratteristica è senz’altro la Torre dei Calzolai, con la sua forma esagonale e le torrette di vedetta laterali. Anche se oggi ospita una stazione radio, conserva il suo fascino storico e visivo, quasi fosse un simbolo di equilibrio tra passato e presente.
Durante la visita serale del giorno prima, avevamo già percorso anche la famosa Scala Coperta. Costruita nel Seicento per proteggere gli studenti e i fedeli durante la salita alla Chiesa sulla Collina, oggi conserva 174 gradini in legno, avvolti da una struttura lignea che sembra una galleria sospesa nel tempo. Salirla di sera, con le luci soffuse e il silenzio, è stata una delle esperienze più suggestive del viaggio: in cima, la vista sulla cittadella illuminata ci ha lasciato senza parole.
Sighișoara è anche legata indissolubilmente alla figura di Vlad III, detto l’Impalatore, colui che ha ispirato la leggenda di Dracula. Non abbiamo visitato la celebre “Casa di Dracula”, oggi trasformata in un locale turistico, ma ci siamo fermati ad osservare il mezzobusto del voivoda esposto nella piazza, proprio vicino all’ingresso. Lì, tra un gruppo di studenti e qualche turista, ci siamo concessi un momento di riflessione: più che il mito gotico, colpisce l’eco di una figura storica ancora viva nell’immaginario popolare, soprattutto in Transilvania.
Tra le architetture e i simboli storici, abbiamo ritrovato anche la statua della lupa capitolina, che avevamo già incontrato a Timișoara. Vederla anche qui, tra le mura di una cittadella sassone, ci ha fatto sorridere: un richiamo alla latinità che unisce, anche nei luoghi più impensati. Come se Roma, in un certo senso, non fosse mai del tutto lontana.
Durante la visita diurna, tra una salita e una torre, ci siamo concessi anche un piccolo peccato di gola. In una bancarella appena fuori dalle mura abbiamo assaggiato uno street food tipico, che da lontano sembrava un semplice fritto ma che al primo morso ci ha conquistati: lángoș cu cașcaval — o qualcosa di simile, perché pronunciarlo correttamente resta tuttora un’impresa.
Una sorta di focaccia fritta, calda e croccante, farcita con formaggio fuso locale: saporita, filante, perfetta per rifocillarsi dopo una mattinata di camminate. Il formaggio, probabilmente cașcaval affumicato, aveva un gusto deciso ma non invadente, che si sposava alla perfezione con la semplicità dell’impasto. Un piccolo momento di piacere, mangiato in piedi, con la cittadella sullo sfondo.
Lasciandoci alle spalle la magia medievale di Sighișoara, sentivamo già la Romania addosso, un paese che ha saputo sorprenderci fin dal primo chilometro. Queste prime tappe sono state un assaggio di autenticità, tra carretti trainati da cavalli e architetture che raccontano secoli di storia. Viaggiare con il camper in Transilvania e oltre si sta rivelando un’avventura che supera ogni aspettativa.
INFORMAZIONI UTILI
PARCHEGGIO SOSTA SIGHOSOARA (Free dal venerdì sera al lunedì mattina e a pagamento negli altri giorni) – PARCHEGGIO LIBERO (la nostra scelta)
Sicurezza in camper in Romania: la nostra esperienza reale Una delle domande più frequenti che riceviamo è: “Com’è la sicurezza in camper in Romania?” Per noi la risposta è semplice: non ci siamo mai sentiti in pericolo. Durante tutto il viaggio, dalla Transilvania alle grandi città, la sensazione di sicurezza è stata costante, anche durante le soste notturne o nei parcheggi più isolati. Abbiamo sempre lasciato il camper incustodito per ore senza alcuna ansia, godendoci visite e passeggiate in libertà. Nelle città più grandi, certo, abbiamo preso le normali precauzioni, come faremmo a Roma o Milano. Ma nulla che facesse pensare a situazioni particolarmente rischiose. Anzi, a titolo di confronto: una volta rientrati in Italia, durante una sosta in un centro commerciale del nord-est, ci siamo sorpresi a sentirci molto più in allerta verso il nostro camper parcheggiato all’esterno. Non abbiamo mai avuto interazioni con le forze dell’ordine, né controlli né episodi spiacevoli. Questo forse anche perché, da viaggiatori rispettosi, abbiamo cercato di aderire alle regole locali con buon senso, senza mai darci all’improvvisazione. Le persone incontrate lungo la strada – dai piccoli villaggi alle città – si sono dimostrate gentili, rispettose e disponibili. Nessun gesto ostile, nessuna diffidenza: solo curiosità, cordialità e sorrisi. In sintesi: la sicurezza in camper in Romania ci ha davvero stupiti in positivo. È un paese che si presta benissimo a viaggi itineranti, anche in libertà, e che ci ha regalato un senso di tranquillità raro da trovare altrove.
Il nostro viaggio in Romania in camper non finisce qui! Nella prossima puntata, ci addentreremo nel cuore dei Carpazi, affronteremo la leggendaria Transfăgărășan, scopriremo la verità (e il marketing) dietro il Castello di Bran, e poi ci immergeremo nel fascino discreto di Brașov e nella monumentalità di Bucarest. Siete curiosi di sapere cosa ci ha riservato la strada più spettacolare della Romania e la sua vibrante capitale?
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