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Quando il plein-air è svenduto: le aree camper che si spacciano per campeggi

Areee Camper

Introduzione

Prenotazione + area camper = trappola. Siamo onesti: sempre più spesso ci troviamo di fronte a luoghi che si spacciano per aree attrezzate, ma che in realtà funzionano come veri e propri campeggi di serie B. Il risultato? Tariffe gonfiate, caparre richieste senza senso, servizi scadenti o inesistenti e, quel che è peggio, un totale disprezzo delle regole. E la normativa, direte voi? Spesso ignorata, soprattutto sui minimi delle piazzole, sull’accessibilità per tutti e sulla trasparenza dei servizi igienici e della gestione ambientale. Insomma, il nostro amato plein-air rischia di essere snaturato, trasformandosi in una corsa al profitto senza scrupoli.

Ultimamente avevamo già parlato in questo articolo del piacere legato al viaggiare in camper, con riferimento al piacere della sosta libera. Oggi vogliamo analizzare un malcontento raccolto sempre più spesso tra i camperisti relativi alle aree sosta in Italia.

Differenze normative: aree camper vs campeggi (e dintorni)

Per capire dove sta l’inghippo, dobbiamo prima avere ben chiare le definizioni, basate sulle normative italiane. Purtroppo, una disciplina univoca a livello nazionale fatica a emergere, e molte competenze ricadono sulle leggi regionali (ecco perché trovate differenze tra una regione e altre regioni). Tuttavia, esistono principi comuni e definizioni chiave.

Dobbiamo ammetterlo: aprire un vero campeggio, a norma e con tutti i crismi, è diventato un’impresa titanica. Ci sono costi elevatissimi, burocrazia asfissiante e normative sempre più stringenti, non solo per la struttura in sé, ma anche per tutte le attività collaterali che un campeggio offre (ristorazione, intrattenimento, ecc.). Le licenze tradizionali vengono penalizzate a livello normativo, mentre magari le “nuove attività smart” (leggi: aree sosta che strizzano l’occhio al campeggio) riescono a bypassare alcuni di questi ostacoli. Questo, purtroppo, rende più facile e conveniente aprire una semplice area di sosta e poi, piano piano, “sforare” nei servizi, creando confusione e concorrenza sleale. E chi dovrebbe controllare? Spesso i comuni, oberati da mille altre incombenze, non riescono a dedicare le risorse necessarie.

1. Aree Camper / Aree di sosta / aree attrezzata per camper

Queste aree nascono con lo scopo di offrire una sosta breve e funzionale ai veicoli ricreazionali. Applicazioni per smartphone come Camper Contact permettono di trovare la più vicina alla destinazione preferita.

  • Finalità: Offrire un punto di appoggio per il parcheggio del camper, spesso con la possibilità di effettuare operazioni essenziali come il carico di acqua potabile e lo scarico delle acque grigie e nere (il classico “dump”).
  • Durata del soggiorno: Generalmente limitata, spesso a 24, 48 o massimo 72 ore (come nel caso di alcune normative regionali, ad esempio in Emilia-Romagna o in Veneto, che disciplinano il transito e la sosta). L’idea è il “passaggio”, non la stanzialità.
  • Requisiti strutturali minimi: Qui sta il punto cruciale. Un’area sosta non ha obblighi specifici in termini di superficie minima delle piazzole, recinzione perimetrale, percorsi pedonali dedicati o servizi igienico-sanitari strutturati (bagni e docce) ad uso degli utenti. Se ci sono, sono un plus, non un obbligo di legge. Attenzione però: se un’area si definisce “attrezzata” e offre servizi come elettricità, acqua e camper service, anche per queste funzionalità specifiche sono spesso richieste autorizzazioni o comunicazioni all’ente locale, sebbene non complesse come quelle per un campeggio. Il problema è quando queste aree offrono molto di più, senza avere i requisiti.
  • Comportamento consentito: Fondamentale: in un’area di sosta, si deve restare all’interno del proprio veicolo o nelle sue immediate vicinanze. È vietato piantare tende, aprire verande chiuse o gazebo, o usare stabilizzatori che rendano il veicolo “stanziale”, alterando la sua natura di mezzo in sosta. L’installazione di cunei livellatori o la semplice apertura del tendalino sono solitamente tollerate, purché non configurino un’occupazione di suolo che vada oltre il perimetro del veicolo.

2. Campeggi / Villaggi turistici

Qui entriamo nel campo delle strutture ricettive a tutti gli effetti, con obblighi ben precisi. Un esempio di servizio ben fatto per la ricerca del miglior campeggio secondo le proprie necessità è quello offerto da Euro Campings

  • Definizione legale: Il campeggio è definito dalla legge come una struttura ricettiva a gestione unitaria, recintata, destinata alla sosta e al soggiorno di turisti in tende, camper, caravan o altre unità abitative mobili (come i bungalow). Deve essere aperto al pubblico e offrire servizi.
  • Autorizzazioni e SCIA: Per operare, un campeggio deve ottenere la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) al Comune di riferimento, previa verifica della conformità alle normative urbanistiche, edilizie, igienico-sanitarie e di prevenzione incendi. La mancanza di queste autorizzazioni rende l’attività abusiva.
  • Superficie minima delle piazzole: Questo è uno degli obblighi più disattesi. La normativa (spesso regionale, ma con riferimenti a standard nazionali e linee guida) impone una superficie minima per le piazzole. Generalmente, le piazzole standard per camper/caravan non devono essere inferiori a 40 m² (con medie che possono arrivare a 75 m² a seconda delle stelle del campeggio). Alcune leggi prevedono una quota di piazzole “minime” (es. fino al 30% del totale) ma comunque non inferiori a 25 m². Questa metratura è fondamentale per garantire sicurezza, igiene e vivibilità.
  • Servizi obbligatori e infrastrutture:
    • Viabilità interna: Deve essere garantita per i veicoli di soccorso e gli ospiti.
    • Recinzione: Obbligatoria e di altezza adeguata (spesso non inferiore a 1,80 m) per delimitare la proprietà e garantire la sicurezza.
    • Parcheggi: Devono essere previsti posti auto interni o esterni, spesso in percentuale rispetto alle piazzole (es. 80% delle piazzole).
    • Aree verdi, illuminazione, raccolta differenziata.
    • Servizi igienico-sanitari: Questo è un tasto dolente nelle aree-che-si-spacciano-per-campeggi. Un campeggio deve avere blocchi igienici adeguati e ben proporzionati rispetto alla capienza. Le normative regionali stabiliscono rapporti minimi (es. 1 WC ogni 20-50 persone, docce calde, lavandini, lavatoi). Questi servizi devono essere puliti, funzionanti e accessibili.
    • Accessibilità: Cruciale! Le normative in materia di eliminazione delle barriere architettoniche (es. Legge 13/1989 e DPR 503/1996) impongono che tutti gli spazi comuni (ingresso, servizi igienici, reception, percorsi) siano accessibili alle persone con disabilità.
    • Sicurezza: Piani di prevenzione incendi, videosorveglianza, gestione delle emergenze, pronto soccorso e la presenza di un responsabile permanente della struttura.
    • Assicurazione: Obbligo di stipulare polizze assicurative a copertura dei rischi per gli ospiti.

3. Agricampeggi

Una categoria a sé, regolamentata da leggi regionali sull’agriturismo.

  • Definizione: Struttura ricettiva annessa ad un’azienda agricola, che offre ospitalità in piazzole per tende, camper o caravan. Deve prevalere l’attività agricola.
  • Caratteristiche: Spesso più spartano del campeggio tradizionale, ma comunque soggetto a normative igienico-sanitarie e di sicurezza, anche se con requisiti meno stringenti in termini di servizi “accessori” (ristorazione, animazione) che non siano legati ai prodotti aziendali. Le piazzole, pur se più “naturali”, devono comunque rispettare criteri di sicurezza e distanza.
  • Numero Piazzole: assolutamente limitato, ad esempio in alcune regioni possono destinare al massimo 3 piazzole.

Perché importa sapere queste differenze (e perché i gestori furbetti ci marciano)

Sapere queste distinzioni non è un vezzo da puristi, ma una questione di sicurezza, igiene e rispetto.

  • Piazzole super affollate = pericoli e caos: Se la superficie minima delle piazzole non viene rispettata (perché un’area sosta non ne ha l’obbligo, ma vi vende un servizio da campeggio), ci troviamo con camper ammassati. Questo significa traffico interno pericoloso, difficoltà nelle manovre, scarso distanziamento tra i mezzi (un incubo in caso di incendio!) e rischi igienico-sanitari aumentati.
  • Bagni inadeguati = vergogna: Se una struttura non ha l’obbligo di fornire bagni o docce adeguati (perché è un’area sosta), ma li mette a disposizione facendovi pagare come un campeggio, rischiate di trovarvi con gabinetti inutilizzabili, sporchi, insufficienti o, peggio, nessun servizio per persone con disabilità. Una vera offesa alla dignità!
  • Nessuna sicurezza antincendio o accessibilità: Senza gli obblighi normativi che gravano sui campeggi, la sicurezza diventa una chimera. Veicoli parcheggiati male che ostruiscono vie di fuga, assenza di estintori, scivoli e percorsi inaccessibili per chi ha difficoltà motorie, o semplicemente l’assenza di un piano di emergenza. La legge, in questi casi, resta lettera morta.
  • Greenwashing e gestione ambientale da incubo: Spesso queste aree si spacciano per “carine e naturali” o “immerse nel verde”, ma manca anche il minimo sindacale sulla gestione dei rifiuti, delle acque reflue (magari finiscono direttamente nel terreno!), della perimetrazione per evitare dispersioni e, più in generale, di una reale sostenibilità ambientale. Non basta un po’ d’erba per essere “green”.

Come riconoscere un’area sosta “che fa finta di essere campeggio”

Ecco i campanelli d’allarme che dovrebbero far scattare un segnale rosso nella vostra testa:

  1. Piazzole miste e super affollate: Non hanno una metratura fissata, sono irregolari, e i mezzi sono talmente vicini da far sentire addosso il vicino. Non c’è rispetto per la privacy e, soprattutto, per la sicurezza.
  2. Bagni scarsissimi o inesistenti, o accesso “a pagamento”: Se vi promettono servizi da campeggio ma i bagni sono un rudere, sono chiusi per metà, o addirittura vi chiedono un extra per usarli, c’è qualcosa che non va. Un campeggio deve garantirli, e di qualità!
  3. Accessibilità per disabili ignorata o concessa a discrezione: Se vedete che non ci sono rampe, percorsi accessibili, o bagni dedicati, e vi sentite dire “vediamo cosa possiamo fare”, siete di fronte a un’illegalità bella e buona, mascherata da “cortesia”.
  4. Servizi extra (bar, minimarket, ristorantino) offerti senza trasparenza: Se un’area sosta, che non è classificata come campeggio, offre servizi di ristorazione, bar o market, dovrebbe avere le relative autorizzazioni sanitarie e commerciali. Spesso, queste attività sono “in nero” o non rispettano i requisiti di igiene e sicurezza alimentare e antincendio.
  5. Regole vaghe, nessun regolamento esposto, “ormeggio” lasciato al caso: Un campeggio deve avere un regolamento chiaro esposto, con orari, norme di comportamento, procedure di emergenza. Se tutto è lasciato all’improvvisazione, se non sapete chi è il responsabile, o se non c’è una chiara indicazione dei limiti della piazzola, state attenti.

Il rovescio della medaglia: camperisti (poco) consapevoli e la snaturazione del plein air

L’altra faccia della medaglia è il comportamento di una parte dei camperisti, o presunti tali, che contribuisce a snaturare il concetto di plein air. Non è solo colpa dei gestori “furbetti”; anche noi viaggiatori abbiamo la nostra parte di responsabilità.

Camper = Risparmio a tutti i costi? Un mito da sfatare

Ultimamente si è diffusa l’idea che il camper sia unicamente sinonimo di “vacanza a costo zero”. Questo porta a un approccio miope, dove il risparmio diventa l’unica bussola, spesso a discapito della qualità dell’esperienza e del rispetto delle regole. Molti nuovi “camperisti” non hanno idea del vero spirito del plein air: la libertà, l’itineranza, la scoperta lenta, la capacità di adattamento e il rispetto per l’ambiente e per chi gestisce le strutture.

E se da una parte ci sono gestori che fanno i furbi, dall’altra dobbiamo fare i conti con un’utenza che, a volte, dimostra una sorprendente mancanza di consapevolezza. Chi gestisce campeggi da anni lo sa bene. Le domande che riceve quotidianamente dai clienti sono lo specchio perfetto di questa confusione:

  • “Buongiorno, da voi ci sono bagni e docce?” (Ma è un campeggio o un’area sosta? Se è un campeggio, ovviamente sì!)
  • “Buongiorno, avete solo piazzole per camper o ospitate anche roulotte e tende?” (Ancora, questione di classificazione chiara, ma evidentemente ignorata).
  • “Ma come mai costa così caro… laggiù costa meno.” (Senza capire la differenza tra un servizio regolamentato e uno improvvisato).
  • “Siamo venuti 2 notti in campeggio perché nell’area di sosta non c’erano le lavatrici, ma poi torniamo là perché spendiamo meno.” (L’emblema del cercare il servizio “da campeggio” al prezzo “da area sosta”, senza comprenderne le implicazioni).

Queste domande non sono solo aneddoti divertenti, ma la prova che molti utenti non sanno riconoscere il tipo di struttura in cui si trovano e quali servizi possono legittimamente aspettarsi (e pretendere) in base al prezzo e alla classificazione.

La prenotazione delle aree camper: un controsenso che penalizza tutti

Questo approccio si traduce, ad esempio, nella pretesa di prenotare le aree sosta. Capiamoci bene: l’area di sosta, per sua natura e funzione, dovrebbe essere un luogo di passaggio, un appoggio temporaneo, un servizio “mordi e fuggi” per i veri turisti itineranti. Il concetto di prenotazione la trasforma di fatto in un mini-campeggio, snaturando la sua essenza.

  • Perché è un problema?
    • Penalizza il vero itinerante: Se tutte le aree sosta fossero prenotabili, il camperista che viaggia all’avventura, che decide dove fermarsi di giorno in giorno, non troverebbe più posto. La spontaneità, uno dei pilastri del plein air, viene meno.
    • Favorisce la speculazione: La possibilità di prenotare permette ai gestori di applicare logiche da campeggio (caparre, penali, prezzi più alti), alimentando proprio quel fenomeno che stiamo criticando.
    • Limita la rotazione: L’area sosta nasce per favorire il ricambio e permettere a più veicoli di usufruirne in un breve periodo. La prenotazione e la sosta prolungata (magari mascherata) bloccano questa rotazione.

Mancanza di informazione o opportunismo?

Ci sono diverse ragioni dietro questo comportamento:

  • Camperisti poco informati: Molti neofiti si avvicinano al mondo del camper senza una reale consapevolezza delle sue dinamiche e delle sue regole non scritte. Non conoscono la differenza tra le strutture e le loro finalità.
  • Crescita esponenziale del settore: Il boom del settore ha portato un afflusso di persone meno “addestrate” allo spirito del plein air, più orientate al “turismo da hotel” ma con un mezzo diverso.
  • Opportunismo: Purtroppo, una parte di chi viaggia in camper cerca attivamente la soluzione “più economica a prescindere”, senza curarsi del fatto che un servizio a basso costo non può e non deve offrire le stesse garanzie di una struttura più complessa e regolamentata.

Un altro aspetto cruciale, e spesso ignoto a molti, è la registrazione degli avventori. Un campeggio, in quanto struttura ricettiva, ha l’obbligo legale di identificare e registrare ogni singola persona che vi soggiorna, trasmettendo i dati alle autorità di pubblica sicurezza. Questo per ragioni di sicurezza e controllo del territorio. Nelle aree sosta “improvvisate” (ma anche in quelle regolari o comunali) o che si spacciano per altro, a volte basta un unico documento per un intero equipaggio. Questa differenza non è un dettaglio: è un obbligo di legge che comporta costi (gestione dati, personale, sistemi informatici) e responsabilità penali in caso di inadempienza per i campeggi regolari. Ignorarlo significa non solo operare nell’illegalità, ma anche minare la sicurezza collettiva.

Cosa dovrebbe fare un gestore serio?

La trasparenza è la chiave, e il rispetto delle regole è la base di un business onesto.

  • Rispettare la categoria di appartenenza: Se siete un’area di sosta, siate onesti e trasparenti. Offrite i servizi essenziali (carico/scarico, elettricità se prevista) a un prezzo giusto per il servizio che offrite. Non abusate, non create confusione con le regole da campeggio.
  • Se volete diventare campeggio, mettetevi in regola: Se la vostra ambizione è offrire un servizio più completo, fate le cose per bene! Ottenete la SCIA, mettete a norma recinzioni, rispettate le metrature minime delle piazzole, realizzate bagni e docce a norma (e puliti!), garantite l’accessibilità per tutti e tutti i sistemi di sicurezza antincendio.
  • Esponete regolamenti e informazioni: Siate trasparenti con i vostri ospiti. Esponete chiaramente il regolamento interno, i piani di evacuazione, le tariffe, i contatti dell’attività (PEC, CAP), il piano per la raccolta differenziata e, se siete un campeggio, una planimetria delle piazzole.
  • Lavorate sulla qualità, non solo sul volume: Il vero valore di una struttura ricettiva non è solo quante persone riuscite a “stipare”, ma la qualità dell’esperienza che offrite. Un camperista soddisfatto è un camperista che torna e fa buona pubblicità.

Suggerimenti per viaggiatori consapevoli

Noi di Carruca Dormitoria crediamo nel potere dell’informazione. Ecco cosa potete fare per non cadere in queste trappole e contribuire a un plein air più autentico:

  • Chiedete la metratura delle piazzole: Se vi promettono un campeggio, chiedete sempre le dimensioni della piazzola. Ricordate: il minimo dovrebbe essere 25 m², con la maggior parte a 40 m². Se le foto o le descrizioni sono vaghe, o vi rispondono con un “tanto spazio c’è”, è un brutto segno.
  • Controllate foto recenti dei bagni/servizi: Non fidatevi delle foto patinate di anni fa. Cercate recensioni delle aree camper con foto recenti dei bagni e delle docce. Se sembrano fatiscenti, sporchi o insufficienti, scappate! Non vale la pena rovinarsi la vacanza per un risparmio (spesso neanche reale).
  • Verificate la presenza di piani di prevenzione incendi e accessibilità: Se la struttura si presenta come campeggio, deve avere queste carte in regola. Non abbiate timore di chiedere! Per l’accessibilità, basta guardarsi intorno: ci sono rampe? Bagni per disabili? Se manca tutto, il gestore sta operando nell’illegalità.
  • Leggete il regolamento e le tariffe scritte: Prima di confermare, chiedete sempre anche nelle aree camper di vedere il regolamento interno e le tariffe complete. Niente sorprese sui costi extra o sulle regole interne. La trasparenza è un diritto.
  • Usate le community e le recensioni (ma con spirito critico): Le piattaforme online sono una risorsa preziosa. Leggete le recensioni, ma filtratele. Cercate quelle che parlano di servizi, pulizia, rispetto delle regole, e non solo della “bellezza del posto”.
  • Non fossilizzatevi sulla singola località: Spesso ci si fissa su una specifica destinazione “alla moda” o “che fa figo”, ignorando tutto il resto. La vera bellezza e la libertà del viaggio in camper stanno anche nel sapersi adattare e guardarsi intorno. Se la rinomata località possiede delle aree camper strapiene, è costosa o non offre servizi adeguati, non abbiate timore di esplorare! Spesso, a pochi chilometri di distanza, esistono soluzioni altrettanto belle, meno affollate e magari più economiche, che permettono comunque di usufruire delle stesse attrazioni e bellezze del territorio. La flessibilità è la chiave per un’esperienza di plein air autentica e meno stressante.

Conclusione: un manifesto etico per il plein air

Gli effetti di questa snaturazione del plein-air sono sotto gli occhi di tutti: camperisti arrabbiati e delusi, gestori arroganti che pensano solo al profitto, e un concetto di viaggio che si allontana sempre più dalla libertà e dal rispetto della natura.

Il rimedio? Informazione, consapevolezza e trasparenza. Se decidete di prenotare, pretendete che le strutture abbiano le carte in regola. Se cercate un’area sosta, pretendete che sia semplice e funzionale, senza pretese da campeggio di lusso. E, soprattutto, ricordate che il plein air è libertà, ma è anche responsabilità.

In questo scenario, dobbiamo aggiungere una riflessione per noi stessi, viaggiatori. Spesso, pur di raggiungere a tutti i costi quella determinata località “vip”, quel posto che “fa figo” raccontare al rientro in ufficio, siamo disposti a chiudere un occhio su prezzi esorbitanti, servizi scadenti e strutture che operano al limite della legalità. Ma il vero spirito del plein air non è forse anche quello di sapersi guardare intorno? A volte, basta deviare di pochi chilometri dalla meta più blasonata, o esplorare angoli meno noti, per scoprire luoghi altrettanto belli, magari meno affollati, sicuramente meno costosi e, cosa fondamentale, gestiti con più rispetto per il viaggiatore e per le regole. Non cadete nella trappola della “destinazione a tutti i costi”: la libertà del camper si esprime anche nella capacità di trovare alternative autentiche e rispettose.

Noi di Carruca Dormitoria non ci tiriamo indietro: vogliamo recuperare il significato vero del plein-air, fatto di libertà, avventura e rispetto reciproco. Pretendiamo chiarezza, criteri certi e un’etica condivisa. Il nostro stile di vita merita il meglio, non i compromessi dettati dalla speculazione.

E voi, che esperienze avete avuto? Raccontateci la vostra opinione nei commenti: è fondamentale fare rete per difendere il nostro modo di viaggiare!

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